FONDAZIONE CASTELPERGINE Onlus

Il Castello di Pergine è patrimonio comune
È un bene storico tra i più importanti del Trentino e protagonista di un’iniziativa di cittadinanza responsabile, centro di conoscenza e cultura, magico contenitore di eventi, modello di turismo sostenibile.

La Fondazione CastelPergine Onlus (Ets dal 27/12/23) ha acquistato il 29 novembre 2018, con sottoscrizione popolare, il Castello di Pergine, uno dei più significativi esempi di architettura gotica in uno straordinario contesto naturale e paesaggistico. È impegnata nella tutela di questo bene comune, lo cura, gestisce, valorizza.

Il Castello di Pergine è patrimonio comune

È un bene storico tra i più importanti del Trentino e protagonista di un’iniziativa di cittadinanza responsabile, centro di conoscenza e cultura, magico contenitore di eventi, modello di turismo sostenibile.


La Fondazione CastelPergine Onlus (Ets dal 27/12/23) ha acquistato il 29 novembre 2018, con sottoscrizione popolare, il Castello di Pergine, uno dei più significativi esempi di architettura gotica in uno straordinario contesto naturale e paesaggistico. È impegnata nella tutela di questo bene comune, lo cura, gestisce, valorizza.

Architettura e arte

Il castello è un cantiere di restauro permanente, accurato e rispettoso della complessità della struttura e coerente con gli interventi realizzati nel corso degli anni. Viene finanziato sfruttando le annuali risorse appositamente accantonate nell’esercizio dell’attività alberghiera.

Piano terra
Decorazione delle pareti in alcuni locali di Torre Massimiliano
Ponte di pietra, accesso alla Ca'stalla
Allegra pittura su parete
Dettaglio di dipinto
Palazzo Baronale
Si entra nel castello attraverso la Porta Torre o Torre di Guardia, a pianta quadrata (m 9 x 9), con tre merli su ogni lato; si aprono verso la strada il portale a tutto sesto di calcare rosso e bianco e due finestrelle. Anche questa torre poggia, a monte, sulla roccia che continua nell’androne, come si può vedere percorrendo i sette metri di strada che immettono nel cortile. La facciata interna della torre presenta un’ampia volta, due strette porte archivoltate sovrapposte sul lato sinistro, una finestrella e ghiera di cotto su quello destro. Il secondo arco seminterrato della torre è visibile sul lato.
All’epoca del Clesio, quando capitano era il barone Giorgio Firmian, al castello venne aggiunta la cosiddetta Ala Clesiana i cui locali furono adibiti a stalle.
Costeggiando le mura si giunge alla Torre Grande, il mastio, costruita sul punto più elevato del colle. È massiccia e merlata; la sua imponenza risulta più evidente dalla scarpata rocciosa esterna; raccorda le due cinte murarie ed era il punto nodale del sistema difensivo. Le finestre a sesto acuto a sud e a sesto pieno ad ovest sono originali, così come la feritoia della facciata sud e la finestrella con inferriata su quella nord. Tutte le altre aperture, bordate di calcare rosso, sono state fatte nei lavori d’inizio secolo, che l’hanno notevolmente modificata. In passato la torre era in comunicazione visiva con gli altri castelli e i dossi del circondario e da essa venivano fatte segnalazioni con fuochi.
Primo piano
Decorazione pittorica su legno nell'anta di un armadio
Pareti dipinte in alcuni locali di Torre Massimiliano dove si è espressa la creatività di anonimi artigiani
Originale decorazione pittorica in Torre Quadra
Torre Massimiliano
Dettaglio di pittura parietale
Particolarità del tetto è quella di essere ribassato al centro rispetto agli angoli acuti delle due estremità, risultando l’opposto di una normale copertura e ciò contribuisce a caratterizzare in modo singolare l’edificio. In origine il tetto aveva le due ali disposte in maniera tradizionale, come appare da un disegno del Codice Brandis del XVII secolo: fu probabilmente in seguito a un incendio che venne ricostruito con l’attuale conformazione.
La facciata ovest è visibile dal Prato della Rocca dove c’è anche la vera da pozzo di conci squadrati (m 1,90 di diametro). Alzando lo sguardo notiamo subito la linea del tetto più bassa nella parte centrale e rialzata ai lati; la cappa della cucina vecchia con il lungo camino che prosegue oltre la linea del tetto; le due finestre con inferriate aggettanti del primo piano e le quattro del secondo; le finestre chiuse da scuri di legno della parte superiore. Sulla parte destra della parete si nota un corpo più stretto, risalente all’inizio del Cinquecento: vi si aprono una porta alta e stretta che immette in un cortile interno sul quale danno le cucine, una finestra strombata che all’interno racchiude la monofora della cappella e una piccola finestra quadrata con inferriata.
La Sala delle Guardie o Sala delle Armi. Si nota subito l’impressionante pilastro centrale ottagonale (perimetro di circa m 8,80) dal quale si diramano le volte a crociera appoggiate su mezze colonne di calcare rosso, che dividono le nicchie ad arco. Sulle vele del pilastro sono visibili gli stemmi e gli emblemi del Vescovo Clesio, dei Firmian, altri tre quasi scomparsi e la data del 1808.
– Veduta dall'ingresso della sala.
Secondo piano
Un altro soggetto dipinto su legno
Interessante intaglio su legno in Torre Quadra
Interno di Torre Quadra
Artigianato artistico su ferro
Originali inferriate
Lasciata alle spalle la Torre della Madonna ci troviamo di fronte all’imponente facciata di nord-ovest del Palazzo Baronale, chiamato anche Magno Palazzo, fondato sulla roccia e che si contraddistingue per la presenza di due lunghi e stretti sporti (Erker) a tre facce con basi pensili a tulipano, con trifore a croce nella parte inferiore e finestrelle a ghiera di cotto e murate verso l’alto. La disposizione delle aperture è asimmetrica ed è il risultato di vari rifacimenti nel corso del tempo: tre grandi finestre rettangolari protette da inferriata al piano nobile; un piccolo portale, che si apre su un balcone di pietra sostenuto da due mensole con ringhiera in ferro battuto, al centro; le feritoie; le altre finestre chiuse da scuri in legno a righe bianche e rosse; tracce di aperture ad arco risalenti al Medioevo.
Le torri con gli edifici delle pertinenze.
In un mezzanino si trova la cosiddetta Prigione della Goccia, uno stretto cunicolo lungo circa 5 metri, antistante un cupo avvolto fiocamente illuminato da due finestrelle; nella nicchia due anelli di ferro sono infissi nel muro e sulla volta è visibile un foro.
Al piano nobile trova luogo la Sala del Giudizio o Sala del Trono o Sala dei Cavalieri, che architettonicamente ripete l’impianto distributivo della sottostante Sala delle Guardie. Un pilastro ottagono centrale, leggermente più sottile (perimetro di circa m 7,70), sostiene le volte a crociera ed a padiglione, che con il loro suggestivo andamento formano una navata anulare sottesa tra il pilastro stesso e quelli addossati perimetralmente alle pareti. Nelle nicchie ad arco e a ogiva si aprono cinque finestre e quattro porte contornate in pietra, che danno accesso alla Sala del Giudice, alla Sala Nera o dei Falchi, alla Cappella di S. Andrea, alla cucina; un’altra, aperta nei lavori d’inizio Novecento, mette in comunicazione il piano nobile con l’Ala Clesiana.